Monsù Paperin e la Giovane Italia, scritta in modo brillante da Alessandro Sisti e
disegnata nei suoi quattro episodi da Giorgio Cavazzano, Alessandro Perina il sottoscritto e
Marco Gervasio. E' un lavoro che mi è rimasto nel cuore perchè finalmente, dopo
tanti anni, ho potuto raccontare il cuore della mia città, il centro storico, una parte che amo molto.
Il lavoro risale al 2011, venne realizzato per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia.
Ho rispolverato le scansioni, pensando che potesse essere divertente curiosare "dietro le quinte".
All'inizio della storia i Nostri si trovano a percorrere uno dei tratti più suggestivi della Genova di ieri e di oggi. Ci troviamo in Piazza Caricamento, sullo sfondo vediamo Palazzo S.Giorgio.
Edificato nel 1260 vide ospitati nelle proprie galere personaggi illustri come Marco Polo che,
proprio all'interno di queste mura dettò " Il Milione ".
Ho cercato di riprodurre in modo maniacale ogni singolo dettaglio dell'architettura e ridisegnai la tavola un paio di volte.
Piazza Caricamento vista dall'alto, era diversa da come la vediamo oggi, ma non poi
moltissimo. Una montagna di foto d'epoca mi aiutarono nella ricostruzione.
Questa foto, curiosamente, venne scattata dalle finestre ( o dal tetto ) dell'edificio
disegnato nella prima tavola.
La passeggiata prosegue, regalandomi la possibilità di raccontare i
suggestivi portici di Sottoripa, da sempre crocevia di mille culture e ricchi
di curiosi "incastri" architettonici.
Tutto quello che ho disegnato può essere effettivamente visto ripercorrendo le orme palmate
di Paperino, le colonne, le volte, e molti piccoli dettagli.
In queste tavole possiamo vedere meglio uno dei personaggi,
si tratta di un tipico marinaio genovese con tanto di pipa e berretto tradizionale.
Il problema fu che mi accorsi in un secondo momento l'inevitabile richiamo
al marinaretto simbolo della Sampdoria. Porto in tasca da moltissimi anni l'abbonamento alla
gradinata Nord, casa di ogni vero Genoano. Decisi di rimediare in un secondo momento
lasciando l'omaggio ai tanti amici blucerchiati, ma la decisione fu sofferta ;)...
Questo battello, in quanto mezzo per attraversare il mondo,
porta il nome della più antica squadra di calcio italiana,
il Genoa Cricket and Football Club, fondato nel1893...non molto lontano dagli episodi
qui narrati.
In vignetta 4 della tavola qui sopra possiamo vedere la lanterna, simbolo della città.
Nella doppia in basso invece ci troviamo sotto ai portici, davanti a Palazzo S.Giorgio.
Qui ho piazzato la bottega di Paperone, proprio vicino al Gran Ristoro, piccolo localetto
meta dei genovesi affamati e desiderosi di un buon panino.
Sulla sinistra il vecchio cilindro incontra Nino Bixio e Giuseppe Garibaldi.
Uno studio per il model del personaggio.
Una caricatura di Bixio dell'epoca.
Nelle case del centro storico è comune trovare pavimenti a quadrettoni di ardesia
oppure realizzati con splendidi moaici in graniglia di marmo.
Scorci come quelli qui sopra sono una delle caratteristiche del centro storico genovese.
Strette viuzze dove i dirimpettai possono offrirsi una tazzina di caffè attraverso la finestra.
Aguzza la vista: da quache sono nascosti un mortaio e un pestello, tipici
utensili grazie ai quali le nostre nonne preparavano il pesto alla genovese.
Poi è arrivato il frullatore, e le nonne hanno deciso che il mortaio era un notevole
oggetto d'arredo.
Qualcuno ha perso la testa, ma in effetti si tratta di una papera notevole.
Si intravede ancora una nota colore a fondo pagina.
I tetti di Genova sono grigi, l'ardesia era un materiale utilizzato in abbondanza.
Nella vignetta in basso il campanile di S. Lorenzo.
Paperino combina un bel guaio con le tinture per le camicie rosse della
spedizione dei mille.
Bixio e Garibaldi non l'hanno presa bene.
Siamo sugli scogli di Quinto, nel bellissimo levante genovese.
Gli eroi si stanno imbarcando. Disegnare il mio amato papero
con la camicia rossa mi ha dato grande soddisfazione...
...anche se l'imbarco è stato un pò forzato.
Il battello Piemonte salpa per la Sicilia, la spedizione ha inizio e scrive la storia.
Al collega Gervasio l'onere e l'onore di proseguire, io mi fermo qui, sui miei amati scogli.
Rimane il fantastico ricordo di questo viaggio durato una ventina di pagine, in cui ho potuto dichiarare l'amore per la mia città.
Vi saluto con questo proverbio genovese,
pragmatico e ruvido come la mia gente:
"O mêgio condiménto a l'é a fàmme"
-il miglior condimento è la fame-
Visti i tempi credo sia un consiglio straordinario,
si può godere con poco ;).
Frex